Negli ultimi decenni, il mercato della frutta secca è diventato un mercato da quasi 1 miliardo di euro e il consumodi nocciole, mandorle e arachidi continua a crescere ad un tasso annuo superiore al 10%.
La categoria di prodotto più richiesta e –quindi- più venduta è quella delle mandorle, sia a guscio che senza guscio, impiegate in diversi settori, primo fra tutti l’industria dolciaria.

Il mercato mondiale della mandorla è caratterizzato da un’offerta fiorente a fronte di una domanda che crescein maniera esponenziale. L’offerta tuttavia soffre di tempi lunghi di produzione e lavorazione rispetto all’incalzare della domanda.
Un mandorleto -difatti- entra in produzione a regime al quinto anno e resta produttivo fino al 25° anno, poi dal 26° al 35° la produzione cala ma resta comunque su livelli interessanti (90%).
L’Italia, un tempo caratterizzata da una mandorlicoltura estensivamente praticata sul proprio territorio, oggi quasi assente a fronte della politica industriale perpetrata negli ultimi sei decenni, si è dovuta adattare all’incremento recente della domanda di frutta secca e, in particolare, di mandorle senza guscio ricorrendo alle importazioni. Negli ultimi 10 anni l’import di mandorle in Italia è quadruplicato. Il prodotto usato nelle lavorazioni dell’industria dolciaria italiana oggi proviene principalmente da California e Spagna.
Circa l’80% della produzione mondiale di mandorle è concentrata negli USA. Un dato desolante, se consideriamo il ruolo guida che fino agli anni Sessanta ha avuto la mandorlicultura italiana e un’occasione perduta per i guadagni degli agricoltori italiani.
Siamo passati quindi da un primato mondiale ad importare circa 2/3 del fabbisogno di mandorle delle aziende del nostro paese, ma la buona notizia è che siamo sempre in tempo ad invertire questo trend iniziando ad investire in uno dei mercati più redditizi e maggiormente in crescita del settore agroalimentare.